Opera Prima
Piazza della Repubblica
Roseto degli Abruzzi
Dall’8 al 15 luglio ore 21.00
Presenta Mariasilvia Malvone
Ingresso gratuito
Domenica 15 luglio
Ospiti: Clayton Norcross e Laura Adriani, Bruno Oliviero, Alessio Lapice, Massimiliano Gallo ed i comici “Pancio & Enzuccio”
Nato a Casal di Principe
(film fuori concorso)
Il film racconta la vera storia della scomparsa di Paolo Letizia, fratello di Amedeo, e il rapporto con la camorra a cavallo tra gli anni ’70 e ’80. In sala erano presenti l’intero cast artistico, il regista, i produttori e il sindaco di Casal di Principe. L’opera uscirà nelle sale il 25 aprile 2018.
Bruno Oliviero dirige "Nato a Casal di Principe", secondo lungometraggio non documentaristico dopo "La variabile Umana". Se nell'opera prima aveva scritto soggetto e sceneggiatura, qui viene inserito in un progetto più complesso. Infatti la sceneggiatura del film è stata realizzata da Maurizio Braucci e Massimiliano Virgilio, che hanno adattato il libro di Amedeo Letizia per il grande schermo. A sua volta il libro racconta la vera storia della scomparsa del fratello di Letizia, Paolo, avvenuto nel 1979 a Casal di Principe per mano della camorra.
Un film quindi che vive una triplice natura: la prima è quella dei fatti realmente accaduti in quegli anni, la seconda è la ricostruzione che Amedeo Letizia ha dato di quegli eventi vissuti in prima persona e che ha messo per iscritto per cercare di affrontare un lutto che lo ha attanagliato per anni. La terza e ultima è quella appunto dell’essenza cinematografica, che trova origine in un progetto il cui produttore esecutivo è proprio Letizia.
Insieme a tale natura in "Nato a Casal di Principe" si vanno ad instaurare altri due elementi fondamentali: il taglio documentarista, e la storia di camorra; non un racconto di criminalità fine a sé stesso, ma quello di un paese rimasto in silenzio per molti anni di fronte alle atrocità della criminalità organizzata.
Tutti questi elementi, insieme, determinano un maggiore comprensione dell’opera, delle sue dinamiche e della sua storia. Che altro non è che la realtà storica di un paese, che ha vissuto e continua a vivere l’oppressione delle mafie. I tempi cambiano e il piccolo cittadino non ha dimenticato i fatti passati e si dimostra restio, ora, al silenzio e alla negligenza. E allora "Nato a Casal di Principe” si fa anche film politico, ma soprattutto una rielaborazione del lutto da parte di Amedeo Letizia, della sua famiglia e dei cittadini di Casal di Principe.
Il silenzio (in realtà summa di vari silenzi) è un personaggio a tutti gli effetti, al pari dei protagonisti provvisti di un corpo. Si può parlare in alcuni momenti di assordante silenzio, che permea la storia come una presenza e non come un' assenza (di suono).
È come se il tacere di tutte le voci di Casal di Principe si personificasse in un’unica essenza silenziosa che ricopre l’intero paese, come tacita regola, che se infranta produce il suo esatto opposto, che passa attraverso i colpi di pistola. Ma il silenzio non è il solo strumento incorporeo del film, infatti le immagini asettiche con cui Bruno Oliviero ha scelto di raccontare la storia restituiscono un senso di imprigionamento da parte dei protagonisti.
Amedeo Letizia (Alessio Lapice) dentro la sua automobile si sposta da un luogo all’altro del paese, in cerca di quelle risposte sul fratello Paolo. Man mano che procede nella sua ricerca si rende conto sempre più che non troverà risposta alle sue domande, intrappolano lui e i suoi familiari in una bolla che li stringe sempre più, fino a lasciarli senza respiro; ma questo è come ti vogliono far sentire quegli “sconosciuti” signori: solo e indifeso, ma anche fragile, inutile e senza via di fuga. Non c’è redenzione a Casal di Principe per i criminali come non c’è giustizia per le vittime.
La giustizia arriverà solo ventisette anni dopo quei tragici eventi, che la storia non può, e non vuole raccontare. Perché il libro, da cui il film è tratto, è il mezzo con cui Amedeo Letizia affronta il dolore di quegli anni e non la parziale soddisfazione dei giorni nostri. Il film si fa portavoce visuale di quella claustrofobica e straziante vicenda.
Aiutato da un’ottima recitazione da parte dell’intero cast - un plauso va soprattutto a Massimiliano Gallo e Donatella Finocchiaro che interpretano rispettivamente il padre e la religiosissima madre di Amedeo Letizia – e da un sapiente uso della macchina da presa, Bruno Olviero realizza un piccolo ma grande lavoro che ribalta tutti gli stilemi dell’attuale rappresentazione della criminalità, rappresentando la realtà sotto un’ottica stilistica molto delicata e rispettosa nei confronti dei fatti che racconta.
Programma completo nel file allegato da scaricare